INTERVISTATI DA BICIZEN
(pubblicata su www.bicizen.it il 7 dic 2012)Melissa e Pierluigi, una coppia di giovani italiani che due anni fa decide di lasciare l’Italia, “mollare tutto” e conoscere il mondo muovendosi in bicicletta. Li abbiamo intervistati per saperne di più della loro esperienza.
Henry Miller diceva che la destinazione non è mai un luogo ma un nuovo modo di vedere le cose. Da dove nasce l’ idea di lasciare tutto e partire alla scoperta del mondo? “Siamo partiti da una considerazione personale ma che crediamo sia condivisibile e condivisa da molti. Nel nostro mondo, quello occidentale, europeo, americano, capitalista, moderno, in qualunque modo lo si voglia chiamare, ma soprattutto in quello italiano, i giovani vengono messi su un binario dalla famiglia, dalla scuola, dalla società, dalla chiesa. Oppure, addirittura, ci si mettono da soli, come abbiamo fatto noi per anni, confrontandosi con le persone che conoscono, con i propri colleghi di lavoro, con gli amici e i fidanzati. Quel binario lì, senza che ci si renda conto, diventa il binario di una vita. E anche se non si è soddisfatti, si andrà avanti su quel binario perché non si immagina nemmeno che ci possano essere altre strade da percorrere, altri binari appunto. La società, la famiglia ma soprattuto il confronto con gli altri, ci dicono che va bene così e noi stessi ci diciamo “che altro potrei fare nella vita?”. E andiamo avanti. La risposta più naturale che siamo riusciti a darci è stata: “quello che sognavamo da bambini”. Da bambini non si sogna un lavoro, a meno che non sia il pompiere, la ballerina o l’astronauta. Nessuno di noi sa cosa vuol dire fare il Controller, il Brand Manager, l’Accountant, il Financial Analyst, lavorare all’help desk, al customer service, fare la promoter o altro ancora. Da bambini si sogna uno stato mentale. Uno stato dell’anima. Uno stato di euforia costante. Si sogna qualcosa che risponde ai nostri valori più intimi. Poi, si cresce. Si studia e si inizia a lavorare. E si inizia a sognare il weekend, la settimana breve, le vacanze, si sogna persino di avere la febbre alta pur di guadagnarsi qualche giorno di malattia/libertà. Dov’è finito il sogno? Scomparso, dimenticato. E tutti ci diciamo: “quando sarò vecchio, quando sarò in pensione, allora si che avrò tempo per dedicarmi ai miei sogni finalmente, a quelli che ho messo in un cassetto. Ma sappiamo tutti che la vita non va così. Basta osservare i nostri nonni o i nostri genitori per vedere che, quando saremo vecchi, quando saremo in pensione, subentreranno altri impegni, pensieri, acciacchi, problemi. E posporremo di nuovo i nostri sogni di bambino. Li posporremo giorno dopo giorno con l’amara consapevolezza che la maggior parte della nostra vita è ormai andata e che i nostri sogni, rimasti tali, se ne sono andati con lei. Siamo partiti da qui insomma, da una considerazione tanto personale quanto universale. Abbiamo lavorato per anni per alcune delle più grandi multinazionali del mondo, il nostro lavoro non ci piaceva, la gente con cui lavoravamo non ci piaceva, non sopportavamo e non condividevamo i loro modi, il modo in cui non potevamo mai dire la nostra opinione o dovevamo dirla in un modo non nostro, ma nel miglior modo possibile per loro, non ci piaceva nemmeno il modo in cui dovevamo operare per mettere gli altri in difficoltà, per metterli in un angolo prima che ci mettessero noi. Odiavamo lavorare Natale, Pasqua, compleanno e 12/14 ore al giorno. Nel nostro mondo, lavori come un pazzo per dimostrare agli altri di essere in gamba e guadagnare bene. Lavorando così tanto però non hai più tempo per niente, spesso nemmeno per fidanzato, moglie o figli. Ma soprattutto non hai tempo per te, che sei il gioiello, sei la vita, sei l’essenza del tuo essere qui sulla terra. E allora investi i soldi che guadagni per comprarti il tempo che non hai più: babysitter, signora delle pulizie, palestra, trainer, estetista, cinema, tv satellitare, dvd, laptop per chattare con gli amici, ecc. Tutto è una corsa contro il tempo; farci stare più cose possibili: efficienza, efficacia; migliori risultati nel minor tempo. Il parametro di successo della nostra società. Così, finisci con l’aver speso tutti i soldi che hai guadagnato. Dov’è il senso dei tutte quelle ore di lavoro, se poi hai speso tutto per compensare il tempo libero che non hai più? Eccole qui “le nostre prigioni” pensate e realizzate da noi stessi. Follia. Pura follia. Siamo uomini. Siamo nati per essere liberi. Perché ci piace tanto imprigionarci da soli quando non abbiamo nemmeno commesso un crimine? La vita va onorata. Per noi non onorare la vita è il vero peccato mortale. Alla domanda “perché siamo qui?”; rispondiamo “per vivere la vita e costruire un mondo migliore”. Un mondo migliore per noi significa dare a tutti la possibilità di vivere come un Uomo Nuovo. Cosa significa? Non significa avere un lavoro, mangiare, vestirsi bene, navigare in internet, comprare una casa, fare figli, ecc. Un mondo migliore è il mondo il cui vive un Uomo Nuovo, una Nuova Umanità. Il nostro primo passo nell’evoluzione verso l’Uomo Nuovo, è stato mollare le ancore dal passato ed iniziare a pedalare per il mondo, con lo scopo di condividere e concretizzare, ove possibile, la nostra visione di Nuova Umanità. Ecco quindi che a detta di chi ci conosce abbiamo “mollato tutto” e veniamo spesso elogiati per il “gran coraggio” che abbiamo avuto. La verità è che quello che avevamo era “niente” e ciò verso cui abbiamo iniziato a pedalare è “il tutto”. Abbiamo lasciato il lavoro e senza aver vinto alla lotteria, senza una rendita particolare, siamo partiti con bici e tenda verso il nostro grande viaggio. L’unica spesa che sosteniamo è il cibo, per coprire la quale di tanto in tanto ci fermeremo per qualche lavoretto settimanale o giornaliero o meglio ancora per vendere l’artigianato macramè che stiamo imparando a realizzare. Quanto accaduto in questi primi 2 mesi di viaggio in Argentina fa riflettere. Eravamo preparati a una notte dietro l’altra in tenda e a qualche frugale pasto con la cucina da campo e invece in ogni paesino che arrivavamo con le bici c’era sempre qualche sconosciuto pronto ad attenderci e ad invitarci a casa sua per condividere una buona cena, una chiacchiera e spesso offrirci un letto vero”.
Due anni in giro per il mondo e da qualche tempo la vostra compagna di viaggio e' la bicicletta. Come mai questa scelta?che rapporto avete con questo mezzo? raccontateci un po... “La prima volta che abbiamo incontrato “la bicicletta” è stato circa 1 anno e mezzo fa. Ci trovavamo a Manaus, porta di ingresso dell’Amazzonia brasiliana. Eravamo fermi in ostello a riposare dopo aver trascorso alcuni giorni nella selva zaino in spalla e lì abbiamo conosciuto il primo viaggiatore in bicicletta della nostra vita. Era partito dall’Alaska circa un anno prima e stava attraversando le americhe direzione Ushuaia, Terra del Fuoco. La cosa ci incuriosì molto, perchè da turisti all inclusive, fino a qualche anno prima, ci sentivamo giá due indiana jones per il fatto di muoverci zaino in spalla con mezzi locali senza nulla organizzato. Figuriamoci se potevamo mai immaginare che si potesse girare il mondo con una bici come mezzo di trasporto ed una tenda per casa. Dopo quell’incontro ce ne sono stati degli altri. Ogni volta rimanevamo sempre più affascinati dall’enorme dose di autonomia, indipendenza che l’accoppiata bici-tenda poteva dare, senza contare che un viaggio del genere implica costo zero, se non per il cibo. Tuttavia la vera motivazione è nella possibilità di vivere il mondo a pieno. Assaporando profumi colori ed energie, metro dopo metro, che dal retro di un finestrino puoi solo immaginare; oltre al fatto che in bus parti dalla stazione A per scendere a B e spesso tra A e B ci sono 1000km di vita che non conoscerai mai. Infine la bicicletta si muove con la sola energia prodotta dalle nostre gambe senza consumare risorse scarse sempre tanto contese; grazie alla dinamo otteniamo tutta l’energia di cui abbiamo bisogno con cui caricare i nostri apparati tecnologici. Il nostro rapporto con la bicicletta è iniziato da poco, quindi non è ancora ben definito. Prima di questa scelta non avevamo mai utilizzato la bicicletta se non da bambini e l’essere partiti senza allenamento non ha facilitato le cose. Il primo mese di viaggio è stato abbastanza duro ma il rapporto si è rafforzato nei momenti difficili, quando in condizioni atmosferiche avverse come il vento della Pampa che soffiava a 50km/h, si fanno sentire tutti i 40- 45 kg di carico; è allora che diventi un tutt’uno con i pedali e inizia a parlare alla bici come se parlassi a te stesso, cercando in lei un alleato con cui superare quell’ostacolo. Adesso siamo fermi da più di due settimane a Carmen de Patagones, sulle sponde del maestoso Rio Negro (abbiamo perso la tenda, storia troppo lunga da raccontare, e stiamo aspettando che ce ne arrivi un’altra) e a dire il vero iniziamo a sentire un po’ la mancanza della bici”.
Che cosa state imparando da questa esperienza? che valore ha il "tempo" per voi? “Che siamo sulla giusta strada. In realtà ci vorrebbe un libro per raccontare tutto quello che stiamo imparando da questa esperienza… e magari un giorno lo scriveremo. Per adesso ci limitiamo a dire che si tratta di principi di vita e valori universali: tanto meno possiedi tanto più sei propenso a dare (perché hai meno paura di perdere ciò che hai) e ovviamente tanto più dai tanto più ricevi indietro. L’energia sempre si equilibra prima o poi in una o in un’altra forma, siamo tutti parte della stessa vita, siamo un tutt’uno con le altre persone, animali, vegetali, minerali e con il pianeta. Ci influenziamo reciprocamente perché viviamo in una relazione di interdipendenza. Da qui, l’importanza della condivisione, riscoprire l’importanza di soddisfare bisogni basici della vita che nel nostro mondo diamo ormai per scontati.Aver accesso all’acqua per bere e per lavarsi, dover accendere un fuoco per mangiare, attendere con ansia il tepore dei primi raggi del sole appena sorto, regolare il ritmo delle proprie giornate in base al ciclo naturale giorno/notte e così via. In aggiunta ad una quantità di cose pratiche: aggiustare e manutenere la bicicletta, vivere a contatto con la natura in ambienti e climi diversi, artigianato Macramè, percussioni Candombè, laboratorio teatrale di clown, l’alimentazione secondo il Tao, esercizi Yoga e la tecnica di meditazione Ho-hoponopono (originaria delle Hawai). Il tempo per noi ha un valore inestimabile. Ma questa non è una cosa che abbiamo appreso viaggiando; questo è l’insegnamento principale che abbiamo tratto dal nostro precedente stile di vita dove tutto era improntato sul quantitativo di cose fatte durante la giornata. Se oltre a lavorare riuscivi ad infilarci la palestra e un aperitivo o cena con gli amici, allora la tua giornata era stata una bella giornata. Quando invece ti riducevi a star chiuso 14 ore in ufficio allora eri stanco, frustrato e di pessimo umore ma cercavi di consolarti pensando che lo facevi per la carriera, per i soldi, per un futuro migliore. Un futuro che, data la “temporaneità” del vivere, potrebbe non arrivare mai. Ora come ora, osserviamo con distacco entrambi i tipi di atteggiamenti e li riteniamo errati, disequilibri ed entrambi da rifiutare.Vivere significa crescere, esperienziare, imparare in ogni istante; si può fare questo solo se si vive una vita da svegli, consapevoli e all’ascolto di ciò che la vita stessa ha da insegnarti. Si può ascoltare la vita e i suoi insegnamenti solo se si smette di riempire le giornate di cose da fare. L’ideale è il non fare; appena si ha del tempo libero, bisogna smettere di fare. Passare del tempo in silenzio, con se stessi, le proprie paure, i propri limiti, i propri pensieri, meditando e cercando di calmare la mente, una mente che è da sempre abituata a fare e che se non fa, viene subito etichettata dalla società come pigra, fannullona, nullafacente, hippy, barbona. Invece è proprio il non fare che ci salverà, salverà le nostre anime da tutte le malattie ma sopratutto dal malessere di vivere tipico del nostro mondo e del nostro stile di vita “affrettato”. È così che il tempo per noi si è dilatato al punto di fermarsi, perdendo il suo significato, il suo valore; non ci alziamo all’alba e non andiamo a letto a notte fonda, al contrario di quanto facevamo quando vivevamo in Italia per non dirci, una volta a letto: “anche oggi non abbiamo fatto niente, abbiamo solo lavorato”. Al contrario, riposiamo molto, ci nutriamo bene e impariamo cose che mai avremmo sognato di fare prima. Ma soprattutto abbiamo tempo, tantissimo tempo da dedicare al silenzio e alla crescita. Per noi il tempo è un pendolo che si è fermato al centro e ha smesso di battere i suoi colpi”.
Buona vita.