RIAPPROPRIARSI DEL DIRITTO ALLA VITA: I 34 ABITANTI DI MARAYES E JOSÈ JESUS
Chiudi gli occhi, poggi la tua mano sinistra sul tronco dell'albero. È freddo, rugoso e con migliaia di scaglie. Senti la sua energia. È antica, seria, solida. Vibra fermamente, senti la sua onda, costante, ben piantata nella terra come sono le sue radici. Probabilmente il miglior esempio di equilibrio. Poderose radici piantate nella terra che mantengono in equilibrio un alto tronco da 20 mt e più, attorcigliato su se stesso. È cresciuto come fosse stato tirato dall'alto anziché spinto dalla basa e forse è proprio così. Il miglior esempio di connessione tra la terra e il cielo, come tutte le piante in generale. Provo invidia per l'intima connessione che, per fortuna, ancora conserva con la madre terra. Scambiano energia. Lei lo nutre e lui le invia l'energia del cielo. Sono in equilibrio. "Senza radici non si vola" sembra ricordargli la Pachamama (madre-terra). Lui annuisce e s'impegna per volare ancora più in alto. Cerca si raggiungere per primo i raggi di sole del mattino e si sporge per rincorrere gli ultimi al tramonto. Danza quando soffia il vento e al tempo stesso si aggrappa forte alla madre quando soffia ancora più forte. Non si dimentica che senza radici non si vola. Ci sono giorni in cui anche lui prova invidia. Osserva gli uccelli che si poggiano sui suoi rami e resta affascinato dal loro volare. Alti nel cielo sfrecciano in tutte le direzioni sfruttando il vento e le correnti come lui non può fare. Infine, quando si posano sui suoi rami a riposare, non può più trattenere la curiosità e gli chiede "come fate a volare se non avete radici? Io posso volare dalla base del mio tronco fino alla punta dell'ultimo ramo che mi spunta dalla testa, ma voi, sembrate non avere limitazioni. Tuttavia non vedo le vostre radici e mia madre mi ha sempre detto che senza radici non si vola". Gli uccelli iniziarono a sorridere, sembrava non volessero dare retta al giovane albero. Ma poi fu proprio il più giovane di loro, un esemplare di cardinal amarillo, che prese la parola e gli disse: "è proprio cosi fratello albero. Lapachamama ha ragione, senza radici non si vola. Anche noi abbiamo radici solo che non tutti possono vederle. Le nostre radici sono ben piantate nel nostro cuore e sono il bene più prezioso che abbiamo. Om mani padme hum (il tesoro è dentro di me). Per questo possiamo portarle sempre con noi. Al tempo stesso, in qualunque luogo ci troviamo, il nostro cuore diventa UNO con l'energia della terra, dell'acqua e degli altri esseri viventi, fosse anche per poche ore. Quindi, le nostre radici sono tutt'uno con la pachamama, solo che non tutti possono vederle. Le tue radici sono anche le mie". Il giovane albero ascoltava affascinato le parole del cardinal amarillo. Mille pensieri affollavano la sua testa, iniziava a porsi strane domande a cui difficilmente avrebbe dato risposta da solo. Fu allora che il cardinal amarillo, come se gli stesse leggendo il pensiero (e di fatto era così), aggiunse: "non devi pensare di essere inferiore a noi. Noi non siamo ne migliori ne peggiori di te. Siamo solo diversi e la madre-terra ci ha affidato una missione diversa. Il tuo io superiore ha deciso che in questa vita apprenderai in modo esclusivo dalle energie ancestrali della terra e per questo ti ha dotato di un mezzo (il tuo corpo fisico) che fosse il più adatto, tra quelli disponibili, per questo fine. Il mio io superiore invece voleva che in questa vita apprendessi dalle energie ancestrali del cielo e per questa ragione mi ha dotato di ali e radici invisibili protette dallo spazio sacro del mio cuore. Senza radici non si vola. Quello che noi dobbiamo apprendere ed esperienziare in questa vita non è quello che devi apprendere tu. Per questo e solo per questo, le tue radici appartengono ad una dimensione densa e si sono materializzate. Le nostre si sono sottilizzate e non sono visibili da tutti".
Il giovane albero sembrava soddisfatto dalla risposta del cardinal amarillo e adesso rifletteva su quanto fosse stato importante confrontarsi. Adesso non avrebbe più provato invidia e si sarebbe impegnato ancora di più per ancorare le sue robuste radici nel ventre della terra. L'uomo è un uccello che si crede albero. Sa che è importante alimentare le proprie radici ma avendo trascorso gli ultimi 3000 anni a densificare il più possibile la materia, crede che le sue radici debbano essere fisiche, materiali, "reali", palpabili. Così le riconosce con il paese di nascita, con la famiglia di origine, con la casa in cui è cresciuto, etc etc. L'uomo ha un dono ancora diverso da quello dell'albero e del cardinal amarillo: le gambe. Se l'uomo avesse radici fisiche allora sarebbe un albero. Questa è la prova che l'uomo ha gambe per andare e radici intangibili dentro il suo cuore, dentro quello delle persone che ama e soprattutto dentro il cuore della madre-terra.
Sono stati i condizionamenti del mondo moderno assieme alla paura di volare a convincere l'uomo che ha bisogno di identificare le proprie radici con uno spazio fisico ben definito. È un pò come rispondere alla domanda "quanto grande è il mondo in cui ti muovi?" Ovvero quanto grande è lo spazio che puoi definire "zona di confort"? Alcuni diranno 10 mt, altri lo spazio della cittadina in cui vivono. Melissa ed io risponderemmo "tutto il pianeta". Esattamente come l'albero e l'uccello e gli altri esseri viventi, l'uomo svolge la propria vita attorno alle proprie radici. Tuttavia, come se fosse un albero, ha imparato a materializzare le proprie radici finendo per costringere il proprio volo a quello di un uccellino in gabbia.
Siamo arrivati al dunque. Le nostre radici non sono il limite mentale a cui abbiamo creduto sino ad oggi. Le nostre radici sono nel nostro io superiore, sono nello spazio sacro del nostro cuore. Sono la linfa, i minerali e l'energia ancestrale di cui ci nutriamo quando abbiamo il coraggio di mettere a tacere l'illusione del mondo esterno e contempliamo il tesoro che c'è dentro di noi. È questo amore incondizionale di cui ci nutriamo, a premetterci di volare. Seguite la VIA. Da San Francesco a Budda e i maestri Zen l'invito è sempre uno: "Segui la via". La vita è il cammino, non la poltrona. Le cose accadono quando inizi a muovere la tua energia nel mondo, quando inizi a vivere la tua legenda personale. Per contro, la routine, la stanzialità e la poltrona di casa ingabbiano il nostro potenziale di vita azzerandolo rapidamente. I primi uomini erano nomadi e conoscevano il segreto. Onoravano le proprie radici ogni volta che potevano entrando nello spazio sacro del proprio cuore. I popoli nativi e le culture "iniziatiche del pianeta" lo sapevano. Onoravamo la pachamama (madre-terra) perchè in essa erano racchiuse tutte le loro radici passate, presenti e future. Sapevano che in questo modo sarebbero stati al tempo stesso Albero, uccello e nomade poichè tutti siamo UNO. Volate alto. Abbiamo il potere di far scomparire la piccola gabbia grigia in ci siamo rinchiusi e volare liberi nel cielo, più in alto del condor, più veloci dell'aquila, più saggi del cardinal amarillo.
“Il vostro corpo, dalla punta del becco alla coda, dall’una all’altra punta delle ali, ”diceva loro Jonathan, ancora, “non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero, visibile, concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero, e anche il vostro corpo sarà libero... ...Scoprì ch’erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita d’un gabbiano". Tratto da: Il gabbiano Jonathan Livingston.
In Lak Ech