SU DI NOI
Siamo Melissa e Pierluigi, 2 italiani che hanno scambiato una vita ordinaria con la libertà di un'alternativa nomade. In sella alle nostre bici Pangea e Pantalassa pedaliamo sul sentiero dell'evoluzione. Per noi il mondo non ha confini! Nel 2010 abbiamo lasciato il paese alla volta del nostro primo viaggio di scoperta intorno al mondo. Siamo stati in Sud e Centro America, Isola di Pasqua, Malesia, nel Sud Est Asiatico e abbiamo terminato il nostro viaggio in Nepal - Himalaya. Entrambi laureati e con un percorso di carriera eccellente, abbiamo chiuso in soffitta etichette, limiti e ignoranza (nel senso più vero e profondo di "ignorare") tipici della nostra società, con l'unico e puro scopo di lasciarli là per sempre.
In ottobre 2012, abbiamo lasciato di nuovo l'Italia per galoppare sulle nostre splendide biciclette, Pangea e Pantalassa; attraverseremo continenti interi, paesi, oceani, isole, montagne, con l'unica intenzione di evolverci e mettere le nostre conoscenze e capacità a disposizione del pianeta, qualsiasi cosa possa questo significare: madre terra, animali, alberi, fiori, cose, persone, minerali, pietre. Tutto: buoni o cattivi, bianchi o neri, gialli o marroni, giovani o vecchi, uomini o donne, ricchi o poveri, religiosi o no.
Qual'è stato il nostro punto di partenza? Siamo naturalmente partiti da una considerazione personale che, siamo sicuri, sia condivisibile e condivisa dalla maggior parte di voi.
Se nel nostro mondo, il primo mondo, quello occidentale, americano, europeo, ricco, industrializzato, capitalista, consumista, moderno, in qualsiasi modo lo si voglia chiamare, e sicuramente in Italia, i giovani crescono pensando di aver scelto la propria strada, gli stessi non si rendono conto che dietro ogni cosa, ogni scelta, c'è stata e c'è l'implicita influenza della loro famiglia, di scuola, società, aziende multinazionali, mass media e chiesa. Spesso capita anche che i giovani scelgano la propria strada per confronto, comparazione con altre persone che conoscono, genitori, fratelli, parenti, amici, fidanzati, colleghi, convincendosi di essere i fautori del proprio destino, della propria vita, senza capire invece di essere stati messi su un "binario predefinito". Senza rendersi conto che il tempo passa velocemente e che questo binario diventerà presto il binario di tutta una vita. E, nonostante non siano soddisfatti, andranno avanti su quel binario perché non immaginano nemmeno che ci possano essere altre strade da percorrere. Infinite strade, infinite possibilità.
La società e la famiglia, ma soprattuto il confronto, il costante, perverso e quotidiano confronto con altre persone e con il concetto distorto di "status" e di "successo" che la nostra società ha coniato, tutto ci dice che la strada che abbiamo scelto è la strada giusta e alla fine siamo noi stessi che ci diciamo: "cos'altro potrei fare nella mia vita se non questo?". E così andiamo avanti. Noi due abbiamo fato esattamente così.
La domanda chiave è: "cos'altro potrei fare nella mia vita?".
La risposta più naturale è: "quello che sognavo da bambino!".
Quando siamo bambini non sogniamo alcun tipo di lavoro se non il pompiere, la ballerina, l'astronauta. Nessuno di noi sa cosa vuol dire fare il Controller, il Brand Manager, il Sales Manager, l'Accountant, lavorare all'Help Desk, al Customer Service, fare la Promoter o qualcosa di simile. Quando siamo bambini sogniamo uno stato mentale. Uno stato dell'anima. Uno stato di costante euforia e gioia. Sogniamo tutto ciò che c'è di più vicino ai nostri valori più intimi, sogniamo di toccare il cielo con un dito, di riempirci i polmoni di felicità, di inebriarsene; ognuno di noi, quando è bambino, sogna di essere adulto e fare il miglior lavoro del mondo. Leghiamo il lavoro al sogno, alle nostre passioni. Sin da quando iniziamo l'asilo, la domanda principale che ci verrà chiesto di rispondere sarà: "cosa farai da grande?". E la risposta, a quell'età, non può che essere una risposta che viene dall'anima; la risposta più onesta; la risposta che riflette le nostre passioni, i nostri hobbies, i nostri irrinunciabili desideri.
"Tutti, all'inizio della gioventù, sanno qual è la propria leggenda personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro, tutto è possibile, e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita". L'Alchimista - Paulo Coelho.
Poi, cresciamo. Studiamo e iniziamo a lavorare. E cominciamo a sognare il fine settimana, la settimana corta, la festività del 1o Maggio, le vacanze, arrivando persino a sognare di ammalarci pur di guadagnare qualche giorno di malattia/vacanza. Dov'è finito il sogno? Scomparso, dimenticato. E ognuno di noi va avanti dicendosi: "quando sarò vecchio, quando andrò in pensione, allora si che avrò tutto il tempo che mi serve per seguire i miei sogni, tutti i miei sogni, proprio quelli che per ora, solo per ora, metto in un cassetto". Ma sappiamo tutti che non è così che va la vita. È sufficiente osservare i nostri nonni, genitori o parenti, per renderci conto che, quando saremo vecchi, quando andremo in pensione, dovremo affrontare molti altri impegni, pensieri, acciacchi, problemi. E posporremo ancora ed ancora i nostri sogni, con la consapevole amarezza che la maggior parte della nostra vita se ne sarà andata e i nostri sogni andati con lei.
Così, siamo partiti proprio da qui, da una considerazione tanto personale quanto universale. Abbiamo lavorato per anni per alcune delle più famose multinazionali del mondo: il nostro lavoro non ci piaceva, non ci piacevano le persone con cui lavoravamo; non sopportavamo né condividevamo i loro metodi, il modo in cui non potevamo mai dire la nostra opinione se non espressa nel loro modo "accettabile"; non ci piaceva il modo in cui dovevamo agire per creare pressione e mettere gli altri in difficoltà, al solo scopo di difenderci ed evitare di finire noi stessi in difficoltà. Odiavamo lavorare a Natale, Pasqua, compleanno oltre che 12/14 ore al giorno. Non incorporavamo alcun valore, alcun parametro con cui, le "aziende di profitto" valutano, giudicano le persone ingabbiandole in profili di "successo/persona su cui contare". Come si può contare su una persona il cui compito è aggressivamente quello di schiacciare l'altrui? Nelle nostro mondo "guidato dal profitto", lavoriamo come matti per dimostrare di essere i migliori, per guadagnare sempre più denaro ma soprattuto per sciorinare uno status su un biglietto da visita o su linkedin. Lavorando così tanto però, non rimane tempo per niente, non rimane tempo per noi, per i nostri fidanzati, per i nostri mariti o le nostre mogli, per i nostri figli. Ma soprattutto, non rimane tempo per noi, per noi che siamo il "gioiello", la vita, l'essenza del nostro essere qui, su questo pianeta, ora. Così, investiamo tutti i nostri soldi per comprarci del tempo, il tempo che non abbiamo più: paghiamo una baby-sitter affinché si prenda cura dei nostri bambini, paghiamo una signora delle pulizie affinché ci faccia trovare la nostra casa pulita e in ordine, paghiamo per un'ora in palestra. Quando questo non sarà più sufficiente, pagheremo per un'ora con il personal trainer allo scopo di ottimizzare i risultati del nostro allenamento. E quando il nostro tempo libero si ridurrà ulteriormente, compreremo la wii e ci alleneremo direttamente a casa così da non perdere nemmeno tempo nel raggiungere la palestra, lottare per la conquista dell'ultimo parcheggio o aspettare che "quel fanatico che non finisce mai di fare esercizi e mi fa aspettare minuti proprio per l'attrezzo che mi serve". Follia. È così che ci dimentichiamo persino la ragione per cui ci eravamo iscritti in palestra: rilassarci, trovare tempo per noi stessi, socializzare, dimenticare la giornata di lavoro. E tutto diverrà di nuovo una gara contro il tempo; efficienza ed efficacia: i migliori risultati nel minor tempo possibile. I parametri di successo della nostra società. Gli unici.
In seguito, ci compriamo il cinema per il sabato sera, se non abbiamo tempo di andarci, ci compriamo un dvd e se abbiamo ancora meno tempo, ci compriamo la tv satellitare. Subito dopo ci compriamo un computer per chattare con gli amici perché non abbiamo tempo di prendere un caffè con loro durante il giorno e ancora meno durante il weekend: abbiamo migliaia di cose da fare, dobbiamo andare a fare shopping che non abbiamo nulla di bello da metterci e le amiche si sono già rifatte l'armadio per l'estate. Wow, siamo in ritardo, sempre in ritardo rispetto agli altri. Dobbiamo correre, correre più veloci o saremo sempre in ritardo, e la nostra società non accetta i ritardatari, non saremo mai i primi e la nostra società idolatra i primi. I primi a fare cosa? Alla fine ci compreremo le vacanze per dimenticare tutto ciò che abbiamo dovuto ingoiare nei precedenti 12 mesi. Che tristezza.
È proprio così che finiamo con lo sprecare tutto il denaro che abbiamo guadagnato; finisce anche peggio quando usiamo sconsideratamente la Visa, ci facciamo aprire un fido in banca o iniziamo con la tiritera dei prestiti; l'apoteosi la raggiungiamo con il mutuo della vita, quello che ti costringe a lavorare come in un campo di concentramento fino ai 60 passati. Quindi? Siamo matti? Qual’è il senso di lavorare tutte quelle ore per settimana se buttiamo tutti i nostri soldi per recuperare il tempo libero che non abbiamo più? Ah, si. Il senso, il vero senso, ecco qual'è: fare ciò che anche noi due abbiamo fatto: un mutuo. Hai un debito, un debito pluriennale, un debito di 30/35 anni; ma si dai non è poi così tanto, lo ripaghi a poco a poco e alla fine avrai la tua propria casa? La mia propria casa? Pagata il doppio del suo valore? Un impegno trentennale? E come funziona se mi succede qualcosa? E se mi ammalo! Oddio; è meglio che mi fermi qui, tenga stretto il mio lavoro e testa bassa vada avanti con la stessa routine tutta la vita, altrimenti come lo rimborso il mio debito? Ecco fatto:" le mie prigioni; scritte e realizzate da me stesso!". Follia. Pura fullia. Siamo umani. Siamo nati per essere liberi. Perché ci piace imprigionarci senza aver commesso alcun crimine? Se il povero criceto che gira e gira sulla ruota solo sapesse quanto bella, meravigliosa, semplice e milioni di volte più naturale è la vita vera al di fuori della sua gabbietta, pensate che continuerebbe a sprecare le sue giornate nella routine? Per lo meno il criceto ha una scusante: in gabbia ce lo hanno messo, non ci è entrato da solo. Noi? Che scusante abbiamo?
Questo è stato il nostro semplice, naturale, sincero pensiero/riflessione. La chiave di volta della nostra vita. Da qual momento ci siamo svegliati e abbiamo deciso di uscire dal 99% e di entrare nel 1%. Nel 1% di che vi starete chiedendo? Nel 1% di persone che non si nutrono di uno status sociale che ti imprigiona nei nuovi occhiali da sole Gucci ma vivono la propria libertà facendo esattamente ciò gli piace fare e realizzando i propri sogni di bambino. Senza dimenticarli in un cassetto. Nel 1% di coloro che si amano veramente l'un l'altro e non si sostituiscono con un'ora pagata di massaggi in una spa o con un anello con diamante per sempre. Che c.z.t.a. Nel 1% di coloro che non dicono "non sono capace di fare nient'altro" ma dicono "posso fare tutto ciò che voglio". Nel 1% di coloro che finiscono col vivere la propria Leggenda Personale e non la Leggenda di qualcun altro. Nel 1% di coloro che hanno trovato la propria religione, il proprio Dio, dentro se stessi, nella natura, in tutto ciò che la Creazione ci ha dato e non nelle s.t.z.t. che ci raccontano i parenti, i preti, gli insegnanti, i capi, le aziende. Om Mani Padme Um - il tesoro è dentro di noi.
La vita è un'opportunità incredibile, ma pochi di noi lo sanno. Le persone non si rendono conto che la vita vola via in un attimo e trascorrono il loro tempo rincorrendo cose senza senso. Le persone sono orgogliose del modo in cui passano le loro settimane, del fatto che sono sempre tremendamente occupate perché più sono occupate più si sentono importanti per il sistema. Senza rendersi conto invece di essere le prime a cadere nella trappola. La trappola che il nostro sistema economico, finanziario, politico e religioso ha creato appositamente per noi affinché abbandonassimo definitivamente la nostra connessione con l'Universo, con Dio, con noi stessi, il gioiello. Passiamo il tempo lamentandoci dei nostri problemi senza capire che non sono veri problemi se pensiamo che la maggior parte delle persone nel mondo non mangia, non ha acqua potabile, non si lava, non cura la propria salute. E questo non accade perché sono loro a volerlo, ma perché non possono o non sono messi nelle condizioni di potere. Questi sono i problemi veri. Ma noi, persone del primo mondo, noi non capiamo perché siamo solo abituati ad accumulare beni e cose inutili; accumuliamo per mostrare agli altri che abbiamo più di loro. I veri problemi del mondo sono così lontani da noi perché noi abbiamo tutto. Ma ricordatevi che "l'essenziale è invisibile agli occhi" disse il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupéry. La vita va onorata. Non onorare la vita, questo si che è un peccato mortale.
Alla domanda "perché siamo qui?". Rispondiamo "per vivere la Vita e costruire un mondo migliore". Mondo migliore per noi significa dare a tutti la possibilità di vivere come uomini nuovi. Cosa vuol dire? Non vuol dire avere un lavoro, mangiare, vestire begli abiti, navigare nella rete , comprare una casa, fare figli. Un mondo migliore è un mondo in cui gli uomini nuovi vivono. L'uomo nuovo è colui che conosce se stesso ed il proprio benessere emotivo. Proprio per questo, è colui che si adopera affinché tutti possano godere dello stesso benessere; è colui che contribuisce allo sviluppo dell'uomo e del mondo basandosi su un vivido concetto di giustizia sociale ed ecologica; come tale sente l'esigenza, e lavora costantemente, per sopprimere la miseria, la disuguaglianza, lo sfruttamento, l'oppressione di uomini, animali, cose. È colui dunque che: si adopera per sconfiggere la fame nel mondo; protegge anziché distruggere animali, alberi, fiori, insetti e tutti gli esseri conosciuti, e non, che garantiscono la bio-diversità del pianeta, un posto così speciale; rende l'istruzione e la sanità accessibili a tutti; contribuisce all'equa distribuzione delle risorse e soprattutto dell'acqua, fonte suprema di vita; si adopera per lo smantellamento di un sistema, quello neo-liberista basato esclusivamente su forme aggressivo/distruttive di capitalismo, rendita finanziaria e consumismi, quel sistema rapace e predatorio, quel sistema lupo mannaro, che non si fa alcun problema se mina al contempo le fonti da cui sgorga ogni ricchezza: la terra e l'uomo. Ma più di tutto, l'uomo nuovo non dice mai "IO, ME, MIO"; l'uomo nuovo solo parla e agisce al plurale, come un NOI. L'uomo nuovo promuove la pace e la prosperità del sé e del tutti noi. L'uomo nuovo sa che la miseria degli altri è la sua miseria e il benessere degli altri è il suo stesso benessere.
È arrivato il momento del Cambio Evolutivo; è arrivato il momento per l'uomo nuovo. È arrivato il nostro momento. La nostra missione consiste nell'evolverci verso il concetto di uomo nuovo e nell'aiutare le persone che entrano in contatto con noi, a svegliarsi e diventare a loro volta uomini nuovi. Per questo noi due siamo ciclisti un po' anomali, anzi, non siamo affatto ciclisti. La scelta della bici è stata dettata da una questione di mancanza di denaro piuttosto che da una passione che ci portiamo dall'infanzia. Ciò che ci caratterizza davvero è il fatto che abbiamo lasciato per sempre. Non abbiamo un biglietto di ritorno e abbiamo lasciato tutto fondamentalmente per imparare, per fare esperienza di vita, per apprendere tutto ciò che i libri non sono stati in grado di insegnarci. Non abbiamo fretta, né di tornare né di andare da qualche parte, non a caso non pedaliamo tutti i giorni, anzi, noi cerchiamo, ascoltando il nostro cuore e quello delle persone che incrociano il nostro cammino, di trovare dei posti speciali, dei particolari centri di energia, dove poterci fermare e apprendere qualcosa di nuovo, qualcosa che ci si utile per evolvere verso il concetto di uomo nuovo. Pensate che, dopo solo "venti giorni" di viaggio, ci siamo fermati per due mesi in Carmen de Patagones, dove abbiamo imparato tutto sul nostro passato, sulla profezia Maya e su ciò che ci aspetta nei prossimi anni di cambio energetico; abbiamo appreso nuove forme di meditazione, il Tao, l'alimentazione naturale e il Reiki; abbiamo imparato a suonare i Tamburi Uruguaiani e a lavorare il Macramè con il quale ci auto-sosteniamo economicamente. Ad inizio gennaio, abbiamo ripreso a pedalare e dopo un paio di mesi ci siamo fermati per un altro mese ad El Bolson, dove abbiamo scoperto tutto ciò che ci serviva per cambiare alimentazione e diventare vegetariani (tema a sua volta legato con l'evoluzione spirituale di questo particolare periodo storico). Siamo rimontati in sella per un altro mese e ora staremo fermi qui, in quel di Perdriel-Mendoza, per più di due; qui apprendiamo ciò che ci interessa sulla coltivazione organica e soprattutto ci dedichiamo alla meditazione e alla nostra crescita spirituale. L'inverno? Per l'inverno stiamo pensando di non pedalare (due mediterranei come noi, sono terrorizzati dal freddo e dalla neve andina) e di trovare una comunità indigena dove poter apprendere su piante e rimedi naturali perché, pur facendo noi uso solo di medicine omeopatiche, sentiamo il bisogno di poter capire meglio il nostro corpo e di sapergli andare in soccorso con l'aiuto di madre natura.
Noi non andiamo da nessuna parte. Semplicemente pedaliamo. Siamo nomadi perché "il nomadismo e' l'unica forma di vera conoscenza del mondo e chi non ha mai camminato non sarà mai un vero nomade" e l'evoluzione passa attraverso l'apprendimento.
“Ma perché, Jon, perché?” gli domandò sua madre. “Perché non devi essere un gabbiano come gli altri, Jon?
“Non m’importa se sono penne e ossa, mamma. A me importa soltanto imparare che cosa si può fare su per aria, e cosa no: ecco tutto. A me preme soltanto di sapere.”
“Il vostro corpo, dalla punta del becco alla coda, dall’una all’altra punta delle ali, ”diceva loro Jonathan, ancora, “non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero, visibile, concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero, e anche il vostro corpo sarà libero.”
Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso da sé solo. Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare.
Scoprì ch’erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita d’un gabbiano.
Melissa e Pierluigi
In Lak Ech